Qualche giorno fa, spulciando tra i miei vecchi libri dell’Università, ho avuto modo di rileggere un interessante capitolo che riecheggiava all’ecologia dell’azione.
Questo bellissimo concetto partorito dalla mente di Edgar Morin, che ritengo sia ormai candidato al titolo di eponimo per le future generazioni di sociologi, è secondo me, quanto più di immanente in questo periodo storico della società italiana.
Morin dice che, quando un’azione viene decisa e messa in atto, questa non segue necessariamente il progetto di chi l’ha pensata, ma si modifica a seconda dei contesti nei quali si realizza e può avere esiti inaspettati. Per questo, dice il filosofo sociologo, è sempre importante fare attenzione alle scelte che si fanno, tenendo conto del fatto che ogni azione è una scommessa, che va controllata mettendo in atto una strategia, per poter prontamente intervenire sulla stessa azione, cercando di riorientarla al fine di avere un esito positivo.
Purtroppo, i fatti quotidiani, ci dicono esattamente il contrario. Nessuno o pochi controllano le proprie azioni e specialmente chi ha l’obbligo (quantomeno) morale di farlo, parlo di persone autorevoli e che ricoprono incarichi le cui azioni hanno effetto sull’intera società.
Viviamo in una società multimediale, dove subiamo il bombardamento diuturno di informazioni di vario tipo. Le informazioni che riceviamo noi ogni giorno, sono pari a quelle che i nostri nonni forse ricevevano in una intera vita e questo può avere un doppio effetto negativo: da una parte troppa informazione ci rende indecisi e non permette la possibilità di approfondimento, rischiando di dare per scontato che l’autorevolezza della fonte (televisione, internet e cinema ormai sono ritenuti tali) legittimi anche la veridicità della notizia, da un’altra parte, tutto ciò che viene veicolato dai media, ha ormai assunto una veste scenografica e spettacolare con ambizione mitopoietica, che non favorisce certo l’ecologia dell’azione. L’azione viene mirata soprattutto al raggiungimento dell’effimero effetto mediatico e popolare, a dispetto dell’importanza dell’azione stessa e dei risultati che vengono prefissati.
Da questa riflessione, ne scaturisce immediatamente un’altra, molto più preoccupante e che a me personalmente provoca uno stato d’animo negativo.
La paura dell’impopolarità o del giudizio mediale, corrompe gli animi di molte persone, portandoli ad una sorta di apostasia con comportamenti di Paretiana memoria, illogicamente mirati ad ottenere il contrario di quanto voluto purché sembrino almeno popolari e quindi vendibili.
Per questo ogni giorno assistiamo a scene pietose, politici che cedono a pressioni e favoriscono o addirittura attuano comportamenti illeciti o poco chiari, insegnanti che si regolano in base agli umori dei genitori o degli stessi discenti, imprenditori che si adeguano alle richieste dei clienti, anche a costo della sicurezza dei propri dipendenti o delle opere che stanno per seguire ecc.
Sembra che a nessuno interessi il futuro o almeno che nessuno tema le conseguenze delle proprie azioni, ne metta in atto qualche strategia per riportarle sulla via giusta al fine di ottenere un risultato positivo in termini di benessere sociale.
La paura dell’impopolarità, porta inevitabilmente alla ricerca continua di alibi in forma parossistica e sinceramente, a mio parere, patetica.
Pochi hanno ancora il coraggio di prendere decisioni, impopolari ma giuste e questo sta portando la società in un baratro morale, una confusione che non giova a nessuno, neanche all’informazione che ottiene un effetto contrario. Il cittadino, fruitore dell’informazione, è sempre più disorientato, approssimativo, non approfondisce e non discute, con la negativa impressione che tanto, la verità o la cosa giusta non interessa a nessuno…forse proprio perché è impopolare! Questo potrebbe comportare un effetto boomerang, anche e soprattutto, per gli stessi sistemi mediatici e mediali, con una sorta di annichilimento della stessa informazione.
Credo che nell’attuale situazione, un atto di resipiscenza di ognuno, gioverebbe a tutta la società, per tornare ad essere più altruisti e generosi nelle cose di tutti i giorni, riportando in auge quell’antica onestà d’animo che ha caratterizzato i nostri padri fondatori e che sono fermamente convinto, sia ancora parte dell’imprintig di ogni italiano. Ecologia dell’azione per un ecologia morale che ci permetta di tornare ad essere Italiani!