Artifizi e raggiri tra specchietti, gessetti, cellulari rotti e grandi doti di comunicazione
Archivio mensile:luglio 2012
I segni degli zingari! Una leggenda che fa ancora paura.
Torna la crisi (se mai se ne fosse andata) e tornano antiche paure!
Ultimamente, ho avuto modo di riscontrare che, molta gente chiama le centrali operative delle forze di polizia per segnalare la presenza di “strani segni” sui lampioni o sugli alberi, o sui muri vicini alla propria abitazione. I segni non hanno niente a che fare con quelli ciclostilati che circolano in rete, e molto prima in fotocopie parrocchiali, cosiddetti degli zingari, ma la generalizzata inquietudine che ormai pervade la nostra società crea un allarme (forse) spropositato.
I “segni degli zingari”, facilmente individuabili in rete, nelle immagini dei motori di ricerca, dagli studi fatti in materia da autorevoli personaggi[1], trovano giusta collocazione in un ossimoro, quello che io mi azzardo a definire una veritiera menzogna, un luogo comune spacciato per vero!
Nonostante nel tempo, si sia ampiamente dimostrata l’infondatezza di questa raccolta di segni, molte persone, giustamente preoccupate da ondate cicliche di furti nel territorio nazionale, ne subiscono il negativo fascino e la conseguente apprensione, trascurando a volte quelle che invece dovrebbero essere le normali accortezze del caso per evitare di essere derubati. A mio avviso, data la grande divulgazione in diversi paesi europei, questo volantino stilizzato, ricorda un po’ il famoso libro “I savi anziani di Sion”, riportato in discussione negli ultimi anni da Daniel Pipes[2], di cui nei secoli, ed ancora oggi in qualche parte del mondo, non è stato possibile arrestarne la divulgazione ne la disponibilità a crederci davvero.
La diffusione e la disponibilità a crederci, del misterioso volantino con i segni (o alfabeto dei Zingari), è verosimilmente legata ad alcuni retaggi tipici della nostra rappresentazione del diverso. Gli zingari sono nomadi, difficilmente si legano ad un posto ed alle persone che ci vivono anche se la loro presenza si mescola da secoli con le nostre genti, sono pregni di storie misteriose, segrete, occulte o magiche e tutto questo alimenta la fantasia degli uomini e contribuisce al diffondersi delle paure e ad una inutile forma di discriminazione, che comunque non giova certo alla auspicata percezione della sicurezza. L’origine di questi segni, è legata in ogni caso al linguaggio dei vagabondi e risale verosimilmente agli anni 20’ del XIX secolo, quando, a causa della profonda crisi economica caratteristica di quel periodo storico, ci fu un incremento di persone senza fissa dimora che si muovevano attraverso gli stati e che raggiunsero un numero abbastanza elevato.
È facile capire, che il linguaggio degli “Hobo” (così venivano definiti dagli americani i vagabondi), tendeva a fornire una sorta di codice di sopravvivenza, un’abitudine che attraverso segni convenzionali, permetteva a chi sarebbe venuto dopo, di conoscere l’eventuale disponibilità all’ospitalità in quel paese o in quella determinata casa, o in alternativa l’invito a stare lontani da loro.
In Italia, il volantino con il linguaggio dei vagabondi, trasformato dal Leviatano dell’insicurezza percepita in “Codice segreto degli zingari”, sembrerebbe giungere negli anni 80’ del secolo scorso con un aspetto quasi del tutto simile a quello che ancora circola in rete (dattiloscritto), salvo piccole eccezioni che in questi anni hanno modificato alcuni segni.
Non si capisce come, ma l’effetto è dirompente, tutti o quasi tutti credono nella reale esistenza di quel codice e lo attribuiscono senza ombra di dubbio agli zingari, nonostante una evidente e lapalissiana serie di incongruenze e contraddizioni. Sfido chiunque a non avere mai sentito un amico o un conoscente, dare per certo che uno di quei segni, lo ha visto sul proprio citofono e/o sul muro di cinta della casa di un conoscente…
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