Resipiscenza ed ecologia dell’azione


Pochi giorni fa, ho letto un interessante articolo scritto dal Professore Fabio D’andrea, che nel commentare l’ennesima bagarre mediatica sull’ormai famoso art.18, riecheggiava all’ecologia dell’azione (http://ciottoli12.blogspot.com/2012/02/alla-corsara-2-democrazia-ed-ecologia.html?spref=fb).

Questo bellissimo concetto partorito dalla mente di Edgar Morin, che ritengo sia ormai candidato al titolo di eponimo per le future generazioni di sociologi, è secondo me, quanto più di immanente in questo periodo storico della società italiana.

Morin dice che, quando un’azione viene decisa e messa in atto, questa non segue necessariamente il progetto di chi l’ha pensata, ma si modifica a seconda dei contesti nei quali si realizza e può avere esiti inaspettati. Per questo, dice il filosofo sociologo, è sempre importante fare attenzione alle scelte che si fanno, tenendo conto del fatto che ogni azione è una scommessa, che va controllata mettendo in atto una strategia, per poter prontamente intervenire sulla stessa azione, cercando di riorientarla al fine di avere un esito positivo.

Purtroppo, i fatti quotidiani, ci dicono esattamente il contrario. Nessuno o pochi controllano le proprie azioni e specialmente chi ha l’obbligo (quantomeno) morale di farlo, parlo di persone autorevoli e che ricoprono incarichi le cui azioni hanno effetto sull’intera società.

Viviamo in una società multimediale, dove subiamo il bombardamento diuturno di informazioni di vario tipo. Le informazioni che riceviamo noi ogni giorno, sono pari a quelle che i nostri nonni forse ricevevano in una intera vita e questo può avere un doppio effetto negativo: da una parte troppa informazione ci rende indecisi e non permette la possibilità di approfondimento, rischiando di dare per scontato che l’autorevolezza della fonte (televisione, internet e cinema ormai sono ritenuti tali) legittimi anche la veridicità della notizia, da un’altra parte, tutto ciò che viene veicolato dai media, ha ormai assunto una veste scenografica e spettacolare con ambizione mitopoietica, che non favorisce certo l’ecologia dell’azione. L’azione viene mirata soprattutto al raggiungimento dell’effimero effetto mediatico e popolare, a dispetto dell’importanza dell’azione stessa e dei risultati che vengono prefissati.

Da questa riflessione, ne scaturisce immediatamente un’altra, molto più preoccupante e che a me personalmente provoca uno stato d’animo negativo.

La paura dell’impopolarità o del giudizio mediale, corrompe gli animi di molte persone, portandoli ad una sorta di apostasia con comportamenti di Paretiana memoria, illogicamente mirati ad ottenere il contrario di quanto voluto purché sembrino almeno popolari e quindi vendibili.

Per questo ogni giorno assistiamo a scene pietose, politici che cedono a pressioni e favoriscono o addirittura attuano comportamenti illeciti o poco chiari, insegnanti che si regolano in base agli umori dei genitori o degli stessi discenti, imprenditori che si adeguano alle richieste dei clienti, anche a costo della sicurezza dei propri dipendenti o delle opere che stanno per seguire ecc.

Sembra che a nessuno interessi il futuro o almeno che nessuno tema le conseguenze delle proprie azioni, ne metta in atto qualche strategia per riportarle sulla via giusta al fine di ottenere un risultato positivo in termini di benessere sociale.

La paura dell’impopolarità, porta inevitabilmente alla ricerca continua di alibi in forma parossistica e sinceramente, a mio parere, patetica.

Pochi hanno ancora il coraggio di prendere decisioni, impopolari ma giuste e questo sta portando la società in un baratro morale, una confusione che non giova a nessuno, neanche all’informazione che ottiene un effetto contrario. Il cittadino, fruitore dell’informazione, è sempre più disorientato, approssimativo, non approfondisce e non discute, con la negativa impressione che tanto, la verità o la cosa giusta non interessa a nessuno…forse proprio perché è impopolare! Questo potrebbe comportare un effetto boomerang, anche e soprattutto, per gli stessi sistemi mediatici e mediali, con una sorta di annichilimento della stessa informazione.

Credo che nell’attuale situazione, un atto di resipiscenza di ognuno, gioverebbe a tutta la società, per tornare ad essere più altruisti e generosi nelle cose di tutti i giorni, riportando in auge quell’antica onestà d’animo che ha caratterizzato i nostri padri fondatori e che sono fermamente convinto, sia ancora parte dell’imprintig di ogni italiano. Ecologia dell’azione per un ecologia morale che ci permetta di tornare ad essere Italiani!

Progetto Prevenzione Furti


dott. Francesco Caccetta*

Considerato che il fenomeno dei furti in abitazione è in costante aumento in tutte le zone d’Italia e che anche le Regioni o le Province, in passato meno colpite soprattutto da furti di tipo predatorio, sono ormai preda di malviventi di vario tipo, nazionalità e spessore, credo sia utile allargare lo specchio delle ricerche, in ambito preventivo, al fine di trovare strumenti e strategie per meglio contrastare il fatto.

Ho preso spunto da alcuni progetti, già adottati con esito molto favorevole, soprattutto nei piccoli quartieri (con un picco di riduzione dell’80% dei furti) da alcune forze di Polizia locali Americane, che pur con le loro peculiarità, certamente diverse dal nostro standard di territorio e di delinquenza, per le conoscenze che mi derivano da studi della materia ed esperienza diretta sul campo, posso dire che trovano corrispondenza ad una (auspicata) tipologia di sicurezza, del tutto simile a quella Italiana.

Lo studio di questi progetti, mi ha portato a pensare che, per raggiungere il risultato prefissato, ovvero quello di avere dei quartieri protetti dai delinquenti e da predatori di vario tipo (dai ladri ai truffatori di anziani ecc), necessità ritrovare quella coscienza popolare che una volta era il miglior deterrente per contrastare la micro criminalità soprattutto nelle nostre province.

Questo non significa che ogni cittadino deve improvvisarsi poliziotto, in quanto le forze di polizia già esistono soprattutto a livello locale e credo svolgano una buona attività di prevenzione, ma questi piccoli accorgimenti, che spiegherò tra poco, messi in atto dagli stessi cittadini, basati sul principio della reciprocità generalizzata, credo possano essere molto utili a chiudere il cerchio lasciando fuori gli intrusi.

Credo sia molto calzante, il pensiero del sociologo Robert Putnam, il quale nel suo Saggio “Capitale Sociale ed individualismo 1” citando il principio di reciprocità generalizzata, dice: “…farò questo per te subito, senza aspettarmi immediatamente nulla in cambio e forse senza neanche conoscerti, confidando che lungo la strada, tu o qualcun altro , mi restituirete il favore.

Il capitale sociale come dice Robert Putnam, è un insieme di risorse che esistono nelle relazioni familiari e nell’organizzazione sociale comunitaria, un fatto antropico aggiungerei io. Rende possibile il conseguimento di certi scopi che non si potrebbero realizzare altrimenti e risiede nella struttura delle relazioni interpersonali.

In poche parole, meno le persone dipendono le une dalle altre, maggiore è il pericolo di deprezzamento e esaurimento del capitale sociale. Maggiore è la solidarietà e l’aiuto reciproco, maggiore è la quantità di capitale sociale presente in una comunità.

Il Programma (PPF)

Il programma, ha lo scopo quindi, di ridurre furti nelle abitazioni, utilizzando tecniche di sicurezza privata e promuovere la sicurezza nei quartieri utilizzando tecniche di prevenzione collettiva, sfatando l’atteggiamento, spesso mitopoietico di alcuni “media” che a volte esaltano la figura di ladruncoli da quattro soldi facendoli passare per “Arsenio Lupin” della situazione, mentre sono solo abili sfruttatori del sentimento di individualismo che sta caratterizzando la nostra epoca, dal quale questi parassiti traggono inevitabili vantaggi.

•Il proposito è quello di promuovere riunioni di quartiere (borghi o piccole frazioni), con l’intervento di rappresentanti delle forze di polizia, dell’amministrazione locale ed altri professionisti del settore sicurezza.

Nel corso della riunione, potrà essere prevista la distribuzione di materiale e consigli su tecniche di protezione privata per proteggere singole abitazioni (l’installazione di diversi tipi di serrature, allarmi, e l’illuminazione esterna (anche utilizzando rilevatori di movimento), la rimozione di ostacoli per aumentare la visibilità, prendere precauzioni speciali durante le vacanze o le assenze da casa ed altri consigli di difesa passiva).

I residenti potranno ad esempio essere invitati ad apporre un adesivo (magari creato e distribuito gratuitamente dall’Amministrazione locale) fuori delle loro case, per indicare che la casa è protetta da allarme.

Queste apparentemente semplici tecniche, sono utili per scoraggiare i potenziali ladri e aumentare la sicurezza per le famiglie e le loro abitazioni specialmente quelle più isolate.

•Il programma di incontri servirà soprattutto a promuovere in via prioritaria la prevenzione nel quartiere. Durante gli incontri, i residenti saranno istruiti sulle principali tecniche di furto con scasso, per proteggere meglio se stessi e i vicini (magari con la proiezione di filmati, spesso forniti da ditte di infissi e porte blindate, dove si vedono bene le tecniche utilizzate per abbattere o scassinare porte e finestre).

Il programma fornirà inoltre informazioni su come riconoscere comportamenti sospetti, le azioni da intraprendere in presenza di comportamenti dubbi o in caso di un reato in corso.

Verranno illustrate alcune semplici modalità per i residenti per vigilare e garantire anche l’altrui sicurezza.

Queste tecniche sono destinate a promuovere la sicurezza del quartiere nel suo complesso e creare una coscienza della Comunità.

•Lo scopo prioritario degli incontri, oltre a quelli sopra indicati, sarà quello di rafforzare le capacità della comunità di rispondere e prevenire il crimine.

Si potrebbe valutare la possibilità di invitare i cittadini ad individuare ed eleggere un referente locale per ogni piccola zona (che a sua volta diventerà il punto di riferimento delle forze di polizia), in modo da creare delle piccole associazioni di residenti e nuovi gruppi di Vigilanza di Quartiere, intesa come osservazione ed annotazione di targhe e/o comportamenti anomali da riferire velocemente alle forze dell’ordine.

La teoria alla base del “Programma Prevenzione Furti” è che i criminali sanno calcolare i rischi ed i benefici prima di commettere un crimine, scegliendo alla fine, obiettivi che garantiscono il rischio più basso. Per questo, il programma è stato progettato per aumentare i rischi per i ladri di entrare in abitazioni.

Teoricamente, se la proprietà è contrassegnata con l’indicazione evidente di protezione, il trasgressore sarà meno incline a commettere il furto.

Inoltre, bisognerebbe insegnare ai residenti, come essere più consapevoli delle attività sospette nel quartiere, ridurrà la probabilità che un ladro possa colpire nella zona, dal momento che ci saranno più probabilità di essere notato e segnalato.

Utilizzando queste tecniche, l’idea del programma è quello di aumentare la protezione dei singoli nuclei familiari e del beneficio ne godrà l’intero quartiere.

Come sempre, l’unione fa la forza!

* Dott. Francesco Caccetta Luogotenente dei Carabinieri Laureato in Scienze per l’investigazione e la sicurezza, Grafologo della consulenza peritale, Master in Criminologia e tecniche investigative avanzate.